SINTESI CORSO DI AGGIORNAMENTO SULLA VIOLENZA RISERVATO ALLA QUESTURA DI ROMA, TERZO INCONTRO

Progetto La violenza di genere che non degenera

Nella mattinata del 16 gennaio presso la Sala Conferenze dell’A.I.C.P. (Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia) si è tenuto il terzo incontro del Corso di aggiornamento su ‘prevenzione e contrasto alla violenza’ riservato ad alcuni operatori della Questura di Roma.

L’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia è una ODV fondata a Roma nel 2001. Il team multidisciplinare dell’A.I.P.C., in particolare con i dipartimenti denominati Osservatorio Nazionale sullo Stalking (fondato nel 2002) e Centro Presunti Autori di violenza e stalking (fondato nel 2007), pionieristicamente applica strumenti di misurazione scientifici, validati e standardizzati in Italia, e tecniche integrate al fine di ottenere una maggiore efficacia del trattamento applicato alle persone che hanno agito o subito condotte violente.

Il dott. Massimo Lattanzi ha aperto il seminario presentando la collega Carmen Pellino, psicodiagnosta e consulente dell’A.I.P.C., la quale ha focalizzato il suo intervento sulla genesi della personalità. Da subito, la dott.ssa Pellino ha evidenziato l’importanza della trasmissione generazionale nella costruzione della personalità e le disfunzioni della coppia incidenti sullo sviluppo del bambino. L’A.I.P.C. si è impegnata in prima linea sul tema misurando, con una ricerca sperimentale condotta sulla coppia ‘genitore – figlio’, l’importanza della trasmissione generazionale. In tale ricerca ha adottato lo strumento del biofeedback, per studiare la lateralizzazione celebrale, somministrandolo ai genitori maltrattanti per capire quali onde celebrali si attivano maggiormente nelle situazioni di stress e la loro reazione ad esso. Da ciò è conseguita sia una maggiore attivazione in un emisfero cerebrale piuttosto che in un altro, sia la conseguente attivazione del sistema simpatico rispetto a quello parasimpatico.

La dott.ssa Pellino ha spiegato che il termine ‘persona’ deriva dal greco; nell’Antica Grecia, infatti, la parola ‘persona’ veniva utilizzata per indicare le maschere teatrali e i ruoli degli attori, quindi i modi in cui le persone si esprimono all’esterno. In latino il termine “individuo” introduce il concetto di “non divisibilità”, di “unicità. Già dall’etimologia risalta la differenza tra il sé e l’io.

Secondo Lucio Pinkus (1986) la personalità può essere intesa come “quel sistema che si costituisce nell’individuo umano partendo da una base neurologica ereditaria e che si modella via via nei rapporti con l’ambiente, dal quale giungono informazioni che vengono recepite, memorizzate, interpretate ed utilizzate”.

La dott.ssa Pellino ha chiarito che la personalità ha alcuni caratteri biologicamente determinati, ma è possibile comprenderla meglio se la si considera come una costruzione attiva che si compie nel corso dello sviluppo attraverso la continua interazione tra persona e ambiente. È distinta, infatti, dal temperamento che è una componente genetica non controllabile.

I tratti della personalità sono delle disposizioni ad agire, relativamente indipendenti dal variare del contesto, con la tendenza ad elaborare le informazioni, a esprimere emozioni ed affetti, a reagire ed agire in modi stabili. Essi sono, in qualche misura, elementi geneticamente costitutivi della personalità. Formulare un’ipotesi sulla personalità di un paziente è essenziale per comprenderne le problematiche emotive, le sue risorse, le difficoltà e soprattutto la volontà a collaborare ad un progetto terapeutico. Ad esempio, il tratto narcisistico di personalità è caratteristico dei pazienti che cercano il consenso nell’ambiente e spesso si legano ad un individuo con tratto di personalità dipendente, questo è il legame che potrebbe intercorrere tra gli autori di violenza e le vittime.

L’A.I.P.C., nel panorama attuale della ricerca psicologica, si è posta, quindi, come obiettivo, quello di esaminare l’incidenza di un evento traumatico non elaborato sulle relazioni disfunzionali e violente e sulla trasmissione generazionale della violenza. Per un’efficace profilassi delle relazioni disfunzionali e violente sarebbe auspicabile calcolare l’indice di disfunzionalità relazionale© A.I.P.C. 2017, uno strumento molto efficace per il benessere relazionale attuale e delle future generazioni. Per questo motivo l’equipe multidisciplinare di professionisti volontari dell’A.I.P.C. sta cercando di comprendere quali aspetti generali nelle interazioni tra genitori e figli siano fortemente significativi nella disfunzionalità relazionale. In particolare sono state evidenziate 4 componenti che influenzano la trasmissione generazionale della violenza:

– Calore/affetto

– Ostilità/aggressività

– Indifferenza/trascuratezza

– Rifiuto indifferenziato

Queste varabili ci forniscono informazioni circa la percezione di accettazione/rifiuto genitoriale. Sulla base di ciò l’equipe multidisciplinare di professionisti volontari dell’A.I.P.C. ha condotto una ricerca sugli autori di violenza da cui è emerso che: nel campione sperimentale la madre fosse percepita più controllante nel 70% dei casi, a differenza del padre che sembrerebbe quasi non essere percepito. Quindi nei soggetti uomini maltrattanti vi è la percezione di un controllo opprimente da parte materna. Per quanto riguarda la variabile calore/affetto, sono emersi bassi valori sia nella parte materna che in quella paterna percepita dai soggetti maltrattanti. Di contro sono emersi valori di aggressività/ostilità percepiti molto elevati. Infine il campione sperimentale sembra percepire in modo acuto il rifiuto indifferenziato da parte del padre piuttosto che dalla madre, coerentemente con il risultato inerente alla variabile “controllo”, in quanto una madre percepita controllante viene interpretata come “ci tiene a me” quindi non può essere rifiutante.

L’equipe multidisciplinare dell’A.I.P.C. di recente si è focalizzata su un’ulteriore ricerca inerente la disfunzionalità di coppia familiare, in particolare: madre-figlio; compagno-compagna. Per ciò, oltre ai reattivi diagnostici, è stato utilizzato il biofeedback per definire il profilo psicofisiologico del soggetto esaminato. In particolare è emersa un’iperattivazione destra negli stalker e un’ipoattivazione sinistra nelle vittime. La dott.ssa Pellino, a tal proposito, ha menzionato un caso reale giunto in Associazione di una coppia costituita da un negativista-narcisista e una dipendente con tratti depressivi. La personalità negativista-narcisista è costituita da tratti scuri e competitivi. Spesso sono persone lunatiche, con bassa frustrazione. La rabbia che provano spesso non è evidente e riescono a calmarsi facendo arrabbiare gli altri. La personalità di tipo dipendente-depressivo, invece, sente di non essere capace di prendersi cura di sé, ne’ di prendere decisioni, e spesso e’ remissiva nelle situazioni sociali.

Dopo una breve pausa di metà mattinata, la parola è passata nuovamente al dott. Lattanzi il quale, collegandosi alla collega, ha iniziato a parlare di dipendenza affettiva e dell’importanza della prevenzione attraverso la conoscenza dei potenziali fattori di rischio. I partecipanti hanno iniziato ad interagire in merito alla difficoltà in cui spesso ci si ritrova quando si è in contatto con qualcuno che sta soffrendo, sottolineando quanto sia difficile entrare nella sfera privata di persone a noi vicine. La discussione è proseguita analizzando alcuni casi personali riportati dai partecipanti al gruppo, ad esempio di persone vicine che hanno esperito lutti importanti causati anche da malattie quali, ad esempio, la depressione. Il dott. Lattanzi ha sottolineato l’importanza di favorire un sistema preventivo a doppio binario di affiancamento al soggetto in difficoltà, costituito sia da uno psichiatra che da uno psicoterapeuta. Ad esempio, anche un caso di suicidio potrebbe generare una trasmissione generazionale che costituirebbe un fattore di rischio molto alto per le generazioni future all’interno dello stesso nucleo familiare.

Verso la conclusione dell’incontro si è discusso, in linea con il tema della prevenzione, del rapporto con i figli. In particolare, il dott. Lattanzi ha precisato l’importanza di una presenza attiva e partecipata nella vita dei propri figli, favorendo l’ascolto nei loro confronti.

Durante il feedback finale i partecipanti al gruppo si sono mostrati molto soddisfatti ed entusiasti di questo terzo incontro, sottolineandone l’utilità formativa non solo in ambito professionale ma anche e soprattutto in ambito personale.

Al momento è in atto il progetto “La violenza di genere che non degenera” vincitore del bando finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le pari Opportunità. I finanziamenti permettono di offrire il protocollo A.I.P.C.© a tutte le persone colpite dalla violenza, in particolare i presunti autori di violenza e stalking. 

Contatta l’A.I.P.C. al numero 0644246573 (lunedì/venerdì – 09:00/19:00), oppure invia una mail a info@offender.eu.

Centro profilassi relazioni disfunzionali e violente https://www.offender.eu/articoli/Delitti-Familiari-Centro-profilassi-relazioni-disfunzionali-e-violente.html

Primo Podcast dell’A.I.P.C.  https://www.offender.eu/news/Convegno-Ordine-Psicologi-del-Lazio-e-A.I.P.C.-Podcast-Workshop-Autori-di-Violenza.html

Riproduzione riservata AIPC Editore 2019

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