La violenza: Tra scienza, conoscenza e coscienza.

Le perdite traumatiche: le matrici del “terzo” nelle relazioni interpersonali (quarta parte)

La violenza: Tra scienza, conoscenza e coscienza. Le perdite traumatiche: le matrici del “terzo” nelle relazioni interpersonali (quarta parte)

Una neurocezione di pericolo, invece che  sicurezza, può stimolare un arousal estremamente alto (iper)o basso (ipo) al fine di promuovere dei comportamenti protettivi.

Potremmo neuropercepire pericolo quando gli altri ci criticano, non ci prestano attenzione o sono arrabbiati con noi. Potremmo difenderci in svariati modi: ritirandoci in noi stessi, richiedendo attenzione, accusando, tentando di compiacere l’altra persona, oppure giustificando noi stessi o il nostro comportamento.

Neuropercepiamo il pericolo perché, a livello primitivo, la loro disapprovazione implicitamente minaccia la nostra sicurezza.

È possibile che in questi casi si attivi un arousal elevato, o addirittura iper-arousal, che ci spinge a impegnarci di più per soddisfare le loro aspettative e rimanere al sicuro, piuttosto che contrastare le aspettative e rischiare un’ulteriore punizione, disapprovazione, rifiuto, critica.

La neurocezione del pericolo spinge l’attivazione verso l’iper-arousal al fine di massimizzare le nostre possibilità di sopravvivenza.

Se abbiamo vissuto l’esperienza di un pericolo da cui non siamo potuti fuggire, come un abuso sessuale o un’altra forma di trauma, allora le opzioni di attacco, fuga o la richiesta di aiuto non erano  possibili. Quando neuropercepiamo che la sopravvivenza è a rischio e che non c’è nessuno ad aiutarci, l’opzione migliore è quella di cessare ogni attività e spegnersi.

Possiamo anche vivere gli stessi livelli di arousal dei nostri genitori a causa del trasferimento transgenerazionale degli stati di arousal.

Un primo passo per regolare l’arousal è imparare a identificare i propri trigger personali, le situazioni, le persone o anche le esperienze interiori che automaticamente neuropercepiamo come minacciose.

I problemi legati a ricordi dolorosi riguardano evitamento, preoccupazione e intrusione.  In questi casi la risoluzione migliore sta nella  capacità di sperimentare nuovamente lo stato in cui si era al momento dell’evento, mantenendo contemporaneamente la consapevolezza del momento presente.

La prima parte è pubblicata su https://www.offender.eu/news/Le-perdite-traumatiche:-le-matrici-del-%E2%80%9Cterzo%E2%80%9D-nelle-relazioni-interpersonali-(prima-parte)-La-violenza:-tra-scienza,-conoscenza-e-coscienza.html

La seconda parte è pubblicata su https://www.offender.eu/articoli/Delitti-Familiari-La-violenza:-Tra-scienza,-conoscenza-e-coscienza.html

La terza parte è pubblicata su https://www.offender.eu/news/Le-perdite-traumatiche:-le-matrici-del-%E2%80%9Cterzo%E2%80%9D-nelle-relazioni-interpersonali-(terza-parte)-La-violenza:-Tra-scienza,-conoscenza-e-coscienza..html

Le neuroscienze applicate al contrasto della violenza https://www.offender.eu/news/Centro-Presunti-Autori-Le-neuroscienze-applicate-al-contrasto-della-violenza.html

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Al momento è in atto il progetto “La violenza di genere che non degenera” vincitore del bando finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le pari Opportunità. I finanziamenti permettono di offrire il protocollo A.I.P.C.© a tutte le persone colpite dalla violenza, in particolare i presunti autori di violenza e stalking. 

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