Sintesi Workshop. La centralità del trattamento delle persone violente per una efficace prevenzione. prima parte

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Sintesi Workshop: La centralità del trattamento delle persone violente per una efficace prevenzione (prima parte)

Nell’ambito del progetto “La violenza di genere che non degenera”, vincitore del bando della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità (2017), per il finanziamento di progetti volti alla prevenzione e contrasto della violenza verso le donne anche in attuazione della convenzione di Istanbul – Linea C) Programmi di trattamento degli uomini maltrattanti:

Si è tenuto il 17 aprile 2020 – Workshop a distanza gratuito “La centralità del trattamento delle persone violente per una efficace prevenzione” – Il protocollo scientifico integrato A.I.P.C. – ®OFFENDER. Il Workshop è stato organizzato dall’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia

Introduzione

La moderatrice Elisabetta Pagani (giornalista de ‘La Stampa’ di Torino)dopo il benvenuto ai partecipanti, introduce il tema dell’evento ‘La centralità del trattamento delle persone violente per un’efficace prevenzione’.

In questo particolare momento di isolamento, vissuto da tutta Italia da più di quaranta giorni, le problematiche che stanno emergendo riguardano maggiormente anche la questione dello stalking e della violenza domestica, in quanto la convivenza forzata porta a un’amplificazione dei problemi fra i conviventi e le chiamate al 1522 sono crollate sia a livello nazionale che in alcune regioni (per esempio in Sardegna) del 50%.

Tale dato non deve intendersi come ottimista, ma deve far riflettere che probabilmente ci sono maggiori difficoltà nell’accesso a questo tipo di servizi sia perché conviventi con persone violente, sia perché controllate nelle uscite. Le tecnologie a nostra disposizione possono essere usate sia a fini positivi che negativi. Ad esempio un caso di cronaca di qualche giorno fa, descrive la situazione di una persona che è ora agli arresti domiciliari perché ha mandato alla ex fidanzata 600 messaggi ed effettuato 70 telefonate al giorno. Quindi, anche se il presunto stalker è fuori dall’abitazione, può raggiungere la vittima.

L’idea di questo workshop, organizzato dall’A.I.P.C. che ha anche svolto un importante questionario, è quello di trattare le persone violente in un periodo come questo.

La parola passa al Dottor Massimo Lattanzi (coordinatore nazionale ‘Centro Presunti Autori di Violenza e Stalking – A.I.P.C.) e sottolinea l’importanza del protocollo scientifico dell’A.I.P.C. OFFENDER riflettendo sulla neuroscienza, come disciplina fondamentale, per comprendere il funzionamento del nostro cervello in relazione al contrasto alla violenza.

Uno speciale ringraziamento viene fatto alla dott.ssa Carmen Pellino, consulente di psicodiagnosi dell’A.I.P.C. per il suo prezioso aiuto nelle misurazioni e scoring del sondaggio effettuato.

Intervento Massimo Lattanzi

Il Dottor Lattanzi spiega che i traumi sono spesso all’origine di tanti disagi. Attraverso il protocollo OFFENDER, con lo strumento ‘Biofeedback, possiamo misurare anche le attivazioni corporee, quindi sul tono muscolare, la respirazione, il battito cardiaco e la temperatura essenzialmente, per ottenere un importante profilo fisiologico.

A chiusura del suo interessante intervento, il Dott. Lattanzi racconta di un recentissimo caso accolto. ‘Un ragazzo, di circa 30 anni, figlio unico, ci contatta perché ha paura di perdere il controllo nella sua attuale esperienza di convivenza con una ragazza di circa 5 anni più piccola di lui. Facendo delle domande mirate, mi ha riferito che, già dalla prima relazione a 16 anni, aveva agito dei comportamenti disfunzionali.

Non violenza fisica, ma altre modalità di violenza.

Dalla sua storia familiare, è emerso che la mamma, quando lui aveva circa 11 anni, è scomparsa per seguire una persona, senza avvisarlo, per tantissimo tempo. Lui ha cercato di contattarla ma non ci è mai riuscito.

Ho chiesto di descrivere i sintomi: una disperazione quasi mortifera, non riusciva più a parlare, la voce non usciva più, gli mancava il respiro, ha perso quello che noi tecnicamente definiamo, il grounding, il contatto con la terra, gli mancava la terra sotto i piedi, “un particolare tremore percorreva tutto il mio corpo” e questo ritorna.

Oggi è riuscito a lasciare la ragazza, per paura di poter agire anche qualche altro comportamento più grave, riconosce gli stessi sintomi che ha vissuto allora, continua a scattare, gli manca il respiro, trema, non ci vede più. L’impulsività è talmente forte che non ci sente e non ci vede più. Ha il terrore che lo abbandoni e che tradisca la loro idea di famiglia.

Questo è fondamentale. Con la dottoressa Tiziana Calzone scrivemmo qualche anno fa su “l’illusione narcisistica della famiglia perfetta e l’imprescindibilità di un protocollo scientifico”’. Il Dottor Lattanzi, profondamente toccato dall’episodio e dalle quotidiane richieste di aiuto, spiega che il protocollo dura in media 18 mesi e che molte persone raggiungono e superano i 18 mesi, altre dopo una settimana fanno il drop out e vanno via, ma questo riguarda sia le presunte vittime che i presunti autori.

continua …

Il con-tatto ai tempi del coronavirus (settima parte) https://www.offender.eu/articoli/Delitti-Familiari-Il-con-tatto-ai-tempi-del-coronavirus.-(settima-parte).html

Il profilo di comunità e delle persone violente ai tempi del coronavirus. https://www.offender.eu/articoli/Generale-Il-profilo-di-comunit%C3%A0-e-delle-persone-violente-ai-tempi-del-coronavirus..html

Le relazioni violente, in una società draconiana, ai tempi del coronavirus https://www.offender.eu/articoli/Centro-Presunti-Autori-Le-relazioni-violente,-in-una-societ%C3%A0-draconiana,-ai-tempi-del-coronavirus.html

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Riproduzione riservata ©A.I.P.C. Editore 2020

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