Psicologia e Libri. La relazione tra narcisismo e suicidio (terza parte)

Progetto La violenza di genere che non degenera

A modo mio o in nessun altro modo! La relazione tra narcisismo e suicidio (terza parte)

Coerenti con tale prospettiva, studi recenti hanno fornito ulteriori indizi su come la suicidarietà narcisistica possa manifestarsi non nel tentativo, come per i soggetti depressi, di sfuggire a sentimenti intollerabili connessi a grave depressione acuta (ovvero mancanza di speranza, disperazione, dolore o angoscia), ma a causa di un sottostante senso di superiorità, rabbia o ragioni personali di matrice distruttiva o autodistruttiva. Alcuni di tali soggetti, inoltre, potrebbero perfino presentare un funzionamento molto alto, con un senso d’identità adeguato e un esame di realtà intatto.

Giunti a questo punto, appare lecito chiedersi come mai il comportamento suicidario nei soggetti narcisisti possa aver luogo specialmente in assenza di depressione. A tal riguardo, tra le spiegazioni maggiormente accreditate vi sono alcune caratteristiche specifiche del DNP che ne rendono testimonianza diretta: 1) la compromissione della regolazione affettiva, 2) l’assetto mentale dissociativo ed, infine, 3) il ruolo giocato dai sentimenti di vergogna e rabbia.

Analizzandole nello specifico, per quanto riguarda la prima caratteristica, a differenza degli altri individui, nei soggetti narcisisti,  la regolazione affettiva risulta totalmente inadeguata nel suo processo di sviluppo con l’aiuto degli oggetti -Sé. Nel dettaglio, tali soggetti mancherebbero della capacità essenziale inconscia e psicobiologica di stabilizzare la struttura del sé contro livelli stressanti di stimolazione e di arousal affettivo. In assenza di ciò, gli affetti negativi come rabbia e vergogna non potrebbero essere regolati e tollerati, così come le relazioni, danneggiate con gli altri, risulterebbero difficili da ristabilire e riparare.

Procedendo nell’analisi della seconda caratteristica è utile, invece, rimarcare come l’assetto mentale dissociativo specifico di alcuni soggetti narcisisti potrebbe condurre a mettere in atto,in modo letale, le fantasie grandiose di quest’ultimi. 

In passato, tali stati dissociativi (nonché insieme di processi mentali scissi dal resto della personalità), furono descritti come una condizione in cui l’immagine corporea, venendo equiparata ad un oggetto nemico, veniva fortemente attaccata senza alcuna preoccupazione dei conseguenti effetti deleteri. 

Incuranti di ogni pericolo per il corpo, in quanto mancanti della percezione di essere potenziali suicidi e considerandosi, al contrario, come immortali, i soggetti narcisisti tramite il processo di dissociazione potrebbero, infatti, permanere nel loro intento grandioso negando il pericolo e mettendo in atto la propria ideazione suicidaria in maniera pericolosa e rischiosa per la loro stessa vita.

Infine, per quanto riguarda l’ultimo elemento considerato, una possibile risposta al perché uno stato dissociativo accompagnato da comportamento suicidario possa insorgere in un soggetto presentante disturbo narcisistico di personalità, ma avente funzionamento cognitivo elevato e intatto, proviene dai recenti studi sul ruolo e sull’effetto che vergogna e rabbia primitive hanno nei disturbi narcisistici.

BIBLIOGRAFIA

  • Elsa Ronningstam (2016). La personalità narcisistica. Verso una comprensione clinica integrata. Franco Angeli: Milano.
  • Elsa Ronningstam (2016). A modo mio o in nessun altro modo! Narcisismo e suicidio. In Riccardo Williams (a cura di), La personalità narcisistica. Verso una comprensione clinica integrata. Franco Angeli: Milano.

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Questo articolo rientra nelle attività del progetto “La violenza di genere che non degenera”, vincitore del bando della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità (2017), per il finanziamento di progetti volti alla prevenzione e contrasto della violenza verso le donne anche in attuazione della convenzione di Istanbul – Linea C) Programmi di trattamento degli uomini maltrattanti.

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