Giovedì 03 novembre 2022, nell’ambito delle attività della campagna di prevenzione dedicata ai delitti familiari si è tenuto il secondo incontro del corso di aggiornamento professionale che l’equipe dei professionisti volontari dell’A.I.P.C. ha riservato a dieci esperti sulla violenza della Questura di Roma.
Nel mese di novembre l’A.I.P.C. organizza la Campagna di prevenzione “I delitti familiari”. La campagna è dedicata alla prevenzione dei comportamenti violenti e ai loro potenziali autori, in particolare ai loro partner, parenti, avvocati, operatori delle forze dell’ordine, medici e psicologi. Numerosi casi di violenza, omicidi e suicidi in Italia sono stati sottovalutati anche dalle strutture private o pubbliche preposte alla salute e alla giustizia. Se notate cambiamenti di umore, eccentricità, impulsività, aggressività non esitate a
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Gli obiettivi principali del corso sono far superare gli stereotipi sulla violenza e far applicare protocolli scientifici per ridurre i bias. Tra i vari argomenti e condivisioni teorico esperienziali, si è affrontato il tema dei delitti familiari, partendo dai dati raccolti è stato possibile fotografare con un grandangolo gli omicidi e tentati oltre che dei suicidi e tentati agiti dopo un omicidio o tentato. Il tema successivo è stato quello degli attori principali delle dinamiche violente e degli errori che si possono commettere nella prevenzione e nel contrasto alla violenza.
La vittima è la persona che è stata vittimizzata, diverso è diventare vittima, quindi pensare, vivere e comportarsi come vittima in ogni circostanza. L’identità diventa unica e rigida. Chiusa nell’identità di vittima si sente legittimata a pretendere dei benefici. Ogni persona vittimizzata si adatta con tempi e reazioni diverse. La vittima esposta ad avversità e vittimizzazioni deve essere tutelata e protetta senza farla diventare merce di scambio della società, consumatrice dei servizi offerti.
Oltre l’identità della vittima può crearsi anche l’identità dell’autore, immagini stereotipate che limitano gli interventi. La società sembra aver bisogno di assegnare ruoli precisi, come quello di mostro, per avere la sensazione che giustizia sia fatta.
La figura del salvatore ricopre un ruolo significativo, il rapporto spesso prolungato che si struttura tra salvatore e salvato attraversa diverse fasi e può giungere ad un rapporto “unico”. Il salvatore deve possedere esperienze e professionalità specifiche, l’intervento deve essere finalizzato all’emancipazione della vittima. Può succedere che sia la vittima che il salvatore traggano benefici dal legame e, pur di mantenerlo, trovino nemici comuni e seguano gli stereotipi, fino a conservare la situazione originaria di vittima.
Il potere può essere esercitato oltre che dall’autore per vittimizzare la vittima, dal salvatore in quanto responsabile dell’appagamento delle sue necessità della vittima, anche quest’ultima può esercitare il potere sul salvatore, criticando il servizio offerto. Tutto può degenerare e diventare distruttivo per tutte le persone coinvolte.
Il triangolo drammatico è diventato un rombo inserito in un cerchio. Il salvatore e l’autore possono interagire con il pubblico ed escludere la vittima.
Bisognerebbe aiutare:
- La vittima a non percepirsi esclusivamente come vittima e renderla forte ed indipendente;
- L’autore a liberarsi dall’identità del carnefice che vittimizza e dalla caricatura di mostro;
- Il salvatore dalla sua identità di salvatore, liberarlo dal suo senso di onnipotenza offrendo continue
supervisioni; - Il pubblico inteso come i media, la comunicazione e la politica che ricopre un ruolo attivo e deve
essere coinvolto ed istruito.
È necessario lavorare sull’“opinione pubblica” favorendo la rottura degli stereotipi che possono rafforzare le interazioni del triangolo drammatico.
Casi di cronaca discussi.
Durante l’incontro, sono stati condivisi alcuni casi recenti di violenza. Il primo caso si inserisce nella discussione su: “chiunque può essere un assassino, basta incontrare la persona giusta”. Il caso è una violenza sessuale tra adolescenti, in particolare, è stata oggetto di discussione l’apparente freddezza dimostrata e l’attendibilità della narrazione della presunta vittima e quella del presunto autore.
Il secondo caso è stato sollecitato dal triangolo drammatico (Vittima --> Autore --> Salvatore), recentemente aggiornato in rombo, è stato aggiunto il ruolo del pubblico. Il caso riguarda una tentata violenza che non si è compiuta poiché la vittima designata a riuscita a divincolarsi, salvandosi da “sola”.
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