Dare nome alla violenza (seconda parte)

Progetto La violenza di genere che non degenera

Dare nome alla violenza (seconda parte)

Trattamento delle persone che agiscono Violenza su un Partner Intimo (IPV)

La letteratura e la statistica dimostrano che esiste un’alta incidenza di conseguenze gravi provocate da casi di I.P.V. e che gli strumenti di prevenzione psico educativo e trattamentali rivestono una grande importanza. 

Le attività e gli strumenti prontamente messi in atto dalle Forze dell’Ordine in risposta alle condotte violente non sono sempre sufficienti per proteggere le vittime, specialmente per quanto riguarda il rischio di ricadute. In quest’ottica la partecipazione a percorsi trattamentali per presunti autori di violenza accusati di aggressione contro un partner intimo possono integrare le attività delle Forze dell’Ordine. Percorsi specifici per autori e presunti autori si rivelano fondamentali sia per la prevenzione che per il trattamento. 

A questo proposito sono stati messi a punto diversi protocolli a livello internazionale, come quelli che si basano sul modello di Duluth (1) specifico per la violenza domestica.  Molto utilizzate sono le tecniche di terapia cognitivo comportamentale (CBT) che si concentrano sulla modifica di cognizioni, convinzioni ed emozioni per prevenire futuri comportamenti violenti. Queste tecniche includono lo sviluppo e il miglioramento di abilità come la gestione della rabbia, l’assertività e le tecniche di rilassamento.

Di recente sviluppo è la terapia di accettazione e impegno (ACT) (2), con un programma specifico di raggiungimento del cambiamento attraverso il comportamento basato sui valori (ACTV) che sta ottenendo dei risultati promettenti (3).  Sviluppato da un team di ricercatori che si occupano di violenza domestica (Amie Zarling e colleghi della Iowa State University), lo scopo dell’ACTV è insegnare agli abusanti “la consapevolezza situazionale”, cioè imparare a riconoscere e tollerare sentimenti spiacevoli, in modo tale da contenere l’esplosione della rabbia soprattutto in situazioni specifiche. 

Anche in Italia la ricerca e lo sviluppo di percorsi specifici di trattamento hanno dato buoni risultati. L’equipe multidisciplinare di professionisti volontari dell’A.I.P.C. realizza training per professionisti, incontri di sensibilizzazione per la cittadinanza e monitoraggio a livello nazionale (6). Le attività proposte, oltre a fare il punto sullo dell’arte dei protocolli in ambito di violenze e persecuzioni, sono volte a fornire prevenzione primaria, secondaria e terziaria, nonché sostegno alle presunte vittime e ai familiari e percorsi trattamentali per i presunti autori. Tutte le attività sono rivolte sia agli adolescenti che agli adulti di sesso maschile e femminile. 

Nel 2007 l’equipe multidisciplinare A.I.P.C. fonda il primo centro in Italia di valutazione, diagnosi, consulenza, trattamento e ri-socializzazione per le persone che agiscono condotte persecutorie e violente. Dal 2012 i professionisti volontari del Centro Presunti Autori di violenza e stalking applicano il protocollo integrato AIPC anche ai ristretti delle Case Circondariali nelle sezioni dedicate a uomini che hanno commesso reati violenti contro la persona (donne, uomini e minori). Il protocollo prevede un assessment specifico e colloqui di ri-socializzazione (6).
L’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia è convenzionata con le Questure di Viterbo, de L’Aquila e di Pescara per accogliere le persone che hanno ricevuto l’ammonimento.

Il protocollo scientifico integrato A.I.P.C. è rivolto a uomini adulti e adolescenti ed è possibile effettuare il percorso anche a distanza, purché sia stati presenti almeno un giorno presso la sede di Roma per la raccolta dell’anamnesi e la valutazione (6).

L’equipe multidisciplinare di professionisti volontari dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia – Centro Presunti Autori di violenza e stalking inoltre si rende disponibile ad accogliere gli uomini presunti autori di condotte violente e persecutorie nei confronti di donne accolte presso i Centri Antiviolenza.

È possibile contattare il centro di ascolto ed orientamento via mail all’indirizzo info@offender.eu e via telefono dal lunedì al venerdì con orario 09:00/19:00 al numero 0644246573, nei giorni festivi, fine settimana e nel mese di agosto con orario 12:00/16:00 al numero 392 440 1930.

Bibliografia

  1. Pence, Ellen; Paymar, Michael (1993-04-06). Education Groups for Men Who Batter: The Duluth Model. Springer Publishing Company. ISBN 9780826179913.
  2. Adams, David (1988). Feminist perspectives on wife abuse. Sage Publications. pp. 176–199.
  3. Babcock, Julia C; Green, Charles E; Robie, Chet (2004). “Does batterers’ treatment work? A meta-analytic review of domestic violence treatment”. Clinical Psychology Review. 23(8): 1023–1053. doi:1016/j.cpr.2002.07.001.
  4. Cornell, Dewey G.; Warren, Janet; Hawk, Gary; Stafford, Ed; Oram, Guy; Pine, Denise (1996). “Psychopathy in instrumental and reactive violent offenders”. Journal of Consulting and Clinical Psychology. 64(4): 783–790. doi:1037/0022-006x.64.4.783.
  5. Jump up to:ab “Iowa Tries A New Domestic Violence Intervention: Mindfulness”. NPR.org. Retrieved 2017-11-06.
  6. AA.VV in www.offender.eu – App Offender

Riproduzione riservata AIPC Editore 2019

Al momento è in atto il progetto “La violenza di genere che non degenera” vincitore del bando finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le pari Opportunità. I finanziamenti permettono di offrire il protocollo A.I.P.C.© a tutte le persone colpite dalla violenza, in particolare i presunti autori di violenza e stalking. 

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