VERSO UNA PSICOTERAPIA TRANSGENERAZIONALE DELLA VIOLENZA (SECONDA PARTE)

Progetto La violenza di genere che non degenera

Persone portatrici di ferite da perdite dolorose rimosse – F.D.P.D.R. (Lattanzi M., AIPC, 2017)

Le prime esperienze con che si è preso cura di noi, la soddisfazione delle attenzioni da noi chieste e le interruzioni che hanno subito tali richieste possono definire le nostre relazioni interpersonali. 

Le interruzioni possono essere ad esempio la nascita di un fratello/sorella, la separazione/divorzio dei genitori, la malattia/operazione di un genitore/nonno/zio, la morte di un genitore/nonno/zio, un incidente grave ad un nostro amico/parente, un trasloco, l’acquisto/vendita della casa, licenziamento di un genitore, conflitti/violenza in famiglia, dipendenza di uno o più genitori/parenti, situazioni che implicano una sospensione o la perdita delle attenzioni attese.

Le persone portatrici di una o più queste esperienze dolorose associate alla perdita, diventano ipersensibili a ogni vissuto doloroso. Ogni vissuto relazionale doloroso le riporterà in quel vuoto colmo di dolore, di attesa, di speranza e a rivivere quella rabbia, quell’ansia, quell’angoscia, quella solitudine, quei pensieri catastrofici. Così si ritorna ad essere quei vissuti e a quell’età in cui si è formata la ferita da perdita dolorosa.

Il rimosso è la terra dei sospesi dove ogni volta che si torna risulta terrificante ricordare che si è anche quel dolore, quella paura, quella rabbia e quella solitudine che ha formato la ferita da perdita dolorosa.

Ogni sensazione di separazione, abbandono, rifiuto, tradimento riporterà a galla l’ingiustizia, il dolore e l’umiliazione e se non si lavorerà sulla consapevolezza e non si elaboreranno i vissuti dolorosi il circolo vizioso si ripeterà all’infinito. 

Tutte le relazioni interpersonali sono costellate di piccoli o grandi abbandoni, separazioni e tradimenti. A volte è sufficiente un gesto, uno sguardo o una parola per far sprofondare queste persone nel rimosso, dove non si vorrebbe mai tornare.

Le persone sono anche il loro rimosso e devono elaborarlo, oppure ogni volta che torneranno lì si trasformeranno, con tristi conseguenze per loro stesse e le persone loro vicine. 

Dott. Massimo Lattanzi, psicologo psicoterapeuta, dottore di ricerca in scienze forensi – Presidente A.I.P.C.. Per consulenze esperto@offender.eu

… continua …

Chiunque stesse vivendo o avesse vissuto una o più relazioni disfunzionali e/o violente e volesse consapevolizzare di essere (o non) portatore di traumi/ferite relazionali non elaborate probabilmente trasmesse da una o più generazioni precedenti e volesse interrompere tale trasmissione transgenerazionale auspicando per se e per le prossime generazioni di vivere relazioni “libere” può contattare telefonicamente il numero 0644246573 dal lunedì al venerdì ore 09:00/19:00, il numero 3924401930  festivi, fine settimana ed il mese di agosto ore 12:00/16:00 oppure inviare una mail a info@offender.eu.

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È possibile contattare il centro di ascolto ed orientamento via mail all’indirizzo info@offender.eu e via telefono dal lunedì al venerdì con orario 09:00/19:00 al numero 0644246573, nei giorni festivi, fine settimana e nel mese di agosto con orario 12:00/16:00 al numero 392 440 1930.

Riproduzione riservata AIPC Editore 2019

Al momento è in atto il progetto “La violenza di genere che non degenera” vincitore del bando finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le pari Opportunità. I finanziamenti permettono di offrire il protocollo A.I.P.C.© a tutte le persone colpite dalla violenza, in particolare i presunti autori di violenza e stalking. 

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