Verso una psicoterapia transgenerazionale della violenza (prima parte)

Progetto La violenza di genere che non degenera

Verso una psicoterapia transgenerazionale della violenza (prima parte)

Il trauma o ferita relazionale

La parola “trauma” deriva dal greco e vuol dire “ferita”; è possibile quindi definire un trauma come una ferita alla persona.

Le persone che hanno subito un trauma importante o dei micro traumi ripetuti nel tempo, possono adottare strategie disfunzionali o avere comportamenti nocivi per se stessi o per gli altri pur di cercare di non sentire il dolore derivato da quella o quelle ferite tanto profonde. Può accadere infatti che la persona strutturi relazioni, affetti o che abbia pensieri o che viva emozioni in cui tali ferite si mantengono vive o vengano amplificate, poiché le conseguenze che quel trauma ha prodotto restano radicate nella personalità dell’individuo oltreché nel suo corpo! Già, perché anche” il corpo accusa il colpo” (Van Der Kolk, 1994) e tali esperienze traumatiche lasciano tracce anche nel fisico della persona, proprio a causa della circolarità mente-corpo.

I dati raccolti con il protocollo scientifico integrato Cervello – Emozioni – Corpo © A.I.P.C. applicato ad un rappresentativo campione di persone con una o più esperienze di relazioni interpersonali disfunzionali e/o violente starebbero rilevando anche la stessa eziologia che sembrerebbe fondarsi su traumi o ferite dolorose di tipo relazionale non elaborate.

Un’altra componente che starebbe assumendo sempre più una particolare significatività è quella della trasmissione transgenerazionale dei traumi o ferite dolorose di tipo relazionale non elaborate.

Tale trasmissione sembrerebbe generare delle forti proiezioni che produrrebbero dei profondi condizionamenti in numerosi ambiti di vita sulle decisioni che prenderebbero le persone portatrici di traumi/ferite proprie e/o trasmesse da una o più generazioni precedenti.

Tali proiezioni decreterebbero molto spesso la “scelta” del partner e determinerebbero la “vita” (dal contatto a distacco) delle relazioni intime.

L’equipe AIPC specializzata nel trattamento di relazioni disfunzionali, dipendenza affettiva e agiti violenti, attraverso il protocollo integrato AIPC, utilizza più strumenti per aiutare la persona a fuoriuscire da tali dinamiche disfunzionali migliorandone la qualità della vita.

Nella seconda parte si analizzeranno le ferite dolorose non elaborate.

Dott. Massimo Lattanzi, psicologo psicoterapeuta, Presidente A.I.P.C., dottore di ricerca in scienze forensi esperto@offender.eu

Chiunque stesse vivendo o avesse vissuto una o più relazioni disfunzionali e/o violente e volesse consapevolizzare di essere (o non) portatore di traumi/ferite relazionali non elaborate probabilmente trasmesse da una o più generazioni precedenti e volesse interrompere tale trasmissione transgenerazionale auspicando per se e per le prossime generazioni di vivere relazioni “libere” può contattare telefonicamente il numero 0644246573 dal lunedì al venerdì ore 09:00/19:00, il numero 3924401930  festivi, fine settimana ed il mese di agosto ore 12:00/16:00 oppure inviare una mail a info@offender.eu.

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È possibile contattare il centro di ascolto ed orientamento via mail all’indirizzo info@offender.eu e via telefono dal lunedì al venerdì con orario 09:00/19:00 al numero 0644246573, nei giorni festivi, fine settimana e nel mese di agosto con orario 12:00/16:00 al numero 392 440 1930.

Riproduzione riservata AIPC Editore 2019

Al momento è in atto il progetto “La violenza di genere che non degenera” vincitore del bando finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le pari Opportunità. I finanziamenti permettono di offrire il protocollo A.I.P.C.© a tutte le persone colpite dalla violenza, in particolare i presunti autori di violenza e stalking. 

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