Sintesi Seminario Le relazioni violente Istituto Superiore di Subiaco

Progetto La violenza di genere che non degenera

Sintesi 1° incontro con i ragazzi dell’istituto superiore Braschi Quarenghi di Subiaco

Nell’ambito del mese sulla sicurezza relazionale, in data 15 novembre, dalle ore 9:00 alle 13:00, si è tenuto il primo incontro del progetto pilota “Le relazioni violente: una lettura neuroscientifica e transgenerazionale” riservato ad alunni e genitori. Questo primo incontro si è tenuto presso la sala conferenze dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Braschi – Quarenghi” di Subiaco ed è stato dedicato ai soli ragazzi. L’incontro è stato condotto dal Dott. Massimo Lattanzi che, dopo una brevissima presentazione dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia, ha esplicitato che il team multidisciplinare si occupa dal 2001 di tutte le espressioni disfunzionali e violente nelle relazioni interpersonali delle persone a prescindere del genere o che siano presunte vittime o presunti autori.

Il team multidisciplinare dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia ha elaborato nel 2007 il protocollo scientifico integrato Cervello – Emozioni – Corpo ed ha terminato la validazione nel 2012. L’ipotesi è che i traumi “relazionali” in particolare potrebbero originare le relazioni disfunzionali e violente. Il protocollo scientifico integrato A.I.P.C. Cervello – Emozioni – Corpo prevede sia misurazioni psicodiagnostiche che psicofisiologiche. Particolare attenzione è dedicata alla misurazione dell’accettazione e del rifiuto genitoriale.

Il Dott. Lattanzi, coinvolgendo fin da subito i ragazzi, ha chiesto loro cosa dovrebbe fare il genitore 1, subito dopo il concepimento, per non minare il benessere del suo bambino. Tanti sono stati gli interventi dei ragazzi, che hanno delineato una lista di possibili fattori nocivi, come l’alimentazione, il fumo, la droga, il troppo lavoro, lo stress o la morte, soprattutto un lutto in famiglia. Quest’ultimo fattore ha attivato i ragazzi, che di pancia, hanno reagito iniziando a parlare tutti insieme, evento che, come spiegato dal Dott. Lattanzi, è emerso per mezzo dell’attivazione del sistema nervoso simpatico che è avvenuta in ognuno di loro. Il sistema nervoso autonomo, di fronte ad un pericolo imminente, si attiva all’istante, in modo tale da attuare una risposta immediata di tipo “attacco o fuga”, perseguendo il nostro istinto di sopravvivenza. In relazione al lutto, l’emozione spesso provata dall’individuo è il rifiuto.

Una professoressa, presente all’evento, chiede come possiamo fare a riconoscere uno stalker e il Dott. Lattanzi risponde dicendo che fondamentalmente si presenta come “noi vorremmo”. Lo stalker è un manipolatore e in quanto tale comprende i tuoi bisogni, le tue necessità, ti studia e analizza la tua vita e sceglie la sua vittima prima di avere un contatto con lei. È durante un “momento di dolore” che, generalmente, il predatore si mobilita per agganciare la sua preda e il bisogno di conforto e attenzioni porta quest’ultima a fidarsi e legarsi a lui. Un manipolatore, probabilmente, che avrà dovuto comprendere da solo i bisogni del Genitore 1 e del Genitore 2 pur di avere una relazione con loro, quindi diventa quello che vuole l’altra persona, incarna il suo ideale di perfezione, esclusività e unicità.

Aggiunge, poi, che spesso nelle coppie entra in gioco proprio questo meccanismo per farsi volere e accettare dal partner. Il manipolatore ti plasma a sua volontà, ti isola e fa che lui diventi il tuo “tutto” e ti lega a lui in modo assoluto. Una Prof.ssa interviene e chiede “A questo punto cosa si può fare? Si è deboli…” e il Dott. Lattanzi risponde “Più che deboli, si è più vulnerabili e proprio per questo non è facile, anche perché il predatore tende a distruggerti, per questo è essenziale chiedere aiuto al personale qualificato”.

Salutiamo questo gruppo di ragazzi per accoglierne un altro, al quale il Dott. Lattanzi, dopo aver presentato l’associazione e le sue attività di ricerca, pone una specifica domanda “Cos’è la violenza?”.

I ragazzi e i docenti hanno fornito diverse risposte, arrivando a definirla come “un atto di sopraffazione fisica o psicologica”, che, attualmente, si manifesta tantissimo anche attraverso i social.

Gli interventi e le motivazioni proposte dai ragazzi, anche questa volta, sono stati molteplici. La derisione, la perdita di coscienza di sé e della propria individualità sono alcuni dei fattori menzionati e, secondo i ragazzi, questi fattori rendono l’individuo insicuro, perché finisce con il credere all’opinione degli altri. La riflessione riguardo alla violenza perpetuata dal partner, invece, ha rimandato al concetto di controllo e, di conseguenza, a quello di dipendenza.

Il manipolatore, infatti, si fa forte assorbendo le forze e l’energia della sua vittima, la fa sentire in colpa e la lega a sé in un rapporto di dipendenza assoluto. Durante il confronto, poi, ci si è chiesti “Cosa e come possiamo fare per allontanare queste persone da noi” e la risposta più comune è stata “Chiedere aiuto agli amici o sul web”, perché l’adulto è considerato incapace di comprendere i loro bisogni. Una ragazza si è espressa dicendo “Io avrei paura di far del male all’altro, cioè a colui che ne ha fatto a me. Secondo me, poi, non puoi parlarne con un adulto, scegli un amico perché lui è più accondiscendente e, soprattutto, perché noi abbiamo paura di sentirci dire la verità”.

Il Dott. Lattanzi ribadisce la necessità anche di rivolgersi a strutture e professionisti qualificati, soprattutto di non isolarsi, spesso questo è il primo obiettivo di un manipolatore, in quanto isolare la vittima è un modo per renderla ancora più vulnerabile. Non bisogna, inoltre, considerare il primo episodio di violenza come unico e irripetibile, poiché molto probabilmente non sarà così. Inoltre, il predatore ha paura di affrontare le proprie vulnerabilità, per questo le proietta sulla sua vittima.

Per lui perdere il controllo coincide con il perdere il controllo sulla sua preda, le fa credere che è lei ad aver bisogno di lui, ma, in realtà, è esattamente il contrario.

Nelle coppie disfunzionali e violente di frequente succede anche che da un IO e un TU sostanzialmente funzionale si possa costruire un NOI disfunzionale.

Seminario del 22 novembre a Roma  https://www.offender.eu/news/Centro-Presunti-Autori-Roma,-22-novembre-Workshop:-Gli-autori-di-violenza.html POSTI ESAURITI 

Seminario del 29 novembre a Pescara ULTIMI CINQUE POSTI DISPONIBILI https://www.offender.eu/news/Aperto-anche-a-dieci-professionisti-Pescara,-29-novembre-Questura-di-Pescara-Seminario-%E2%80%9CLe-relazioni-violente%E2%80%9D.html

Centro Italiano trattamento delle relazioni violente sede di Roma e Pescara.

Il Centro Italiano prevenzione e trattamento delle relazioni disfunzionali e violente con sede in Pescara e Roma è il punto di riferimento per le regioni Lazio e Abruzzo e per le regioni Campania, Marche, Molise, Toscana e Puglia.

Per appuntamenti ed informazioni

Numero Nazionale 06442426573 (dal lunedì’ al venerdì’ orario 09:00_19:00)

Numero Nazionale 39 392 440 1930 (festivi e fine settimana orario 12:00_16:00)

Mail: info@offender.eu

https://www.offender.eu/news/Sede-di-Roma-e-Pescara.-Centro-Italiano-trattamento-delle-relazioni-violente-.html

 Al momento è in atto il progetto “La violenza di genere che non degenera” vincitore del bando finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le pari Opportunità. I finanziamenti permettono di offrire il protocollo A.I.P.C.© a tutte le persone colpite dalla violenza, in particolare i presunti autori di violenza e stalking. 

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